Un tribunale di Karaganda (città nel nord del Kazakistan) ha condannato a tre anni e mezzo di reclusione l'imprenditrice 23enne Alika Mukhamadieva per dichiarazioni offensive sui social media rivolte a musulmani e kazaki, riporta Kursiv.kz.
Mukhamadieva è stata riconosciuta colpevole ai sensi della parte 1 dell'articolo 174 del Codice penale del Kazakistan («Incitamento all'odio sociale, nazionale, tribale, razziale, di classe o religioso»). Il tribunale ha tuttavia sospeso l'esecuzione della pena per due anni, poiché la donna ha un figlio minorenne.
L'imputata ha ammesso piena colpevolezza e si è pentita delle sue azioni. La sentenza non è ancora definitiva.
Le indagini sono state avviate a seguito dei post della donna sul social network Threads, dove alla domanda «Per cosa è noto il Kazakistan?» ha risposto «per i mambet». In altri post, Mukhamadieva ha definito i musulmani «maiali» e la lingua kazaka un «dialetto semicalibico». Quando le sue dichiarazioni hanno suscitato polemiche, Mukhamadieva ha tentato di fuggire dal paese, ma è stata arrestata.
Da luglio si trovava in custodia cautelare. Il processo è iniziato il 14 ottobre.
Durante un'udienza del processo, l'imprenditrice ha spiegato il suo comportamento con uno stato emotivo difficile. Ha raccontato che poco prima della pubblicazione dei commenti offensivi aveva vissuto la morte della nonna ed era stata coinvolta in un incidente stradale.